La piccola chiesa del Beato Serafino si trova fronte strada sulla provinciale che collega Lecco a Bergamo, prima di proseguire lungo il tratto della ciclabile che porta a Vercurago; oggi è conosciuta come chiesa dedicata a San Giovanni Battista.
La dedicazione al Beato Serafino è dovuta al fatto che qui è vissuto e vi è deposta l’urna del sacerdote Don Serafino Morazzone, confessore di Alessandro Manzoni, che nel “Fermo e Lucia” nominava Chiuso, indicandolo come “l’ultimo borgo collocato al confine tra il territorio di Lecco e quello di Bergamo” e citava le virtù del suo curato dicendo che “era un uomo che avrebbe lasciato di sé una memoria illustre, se la virtù sola bastasse a dare gloria fra gli uomini”. Versioni contrastanti sostengono che proprio in questa chiesa o nella attigua canonica avvenne inoltre la conversione dell’Innominato citata nel romanzo “I promessi sposi”.
Questa chiesa è dunque meta di pellegrinaggio, oltre che scrigno di preziosi tesori artistici e suggestioni letterarie. Nel XIX secolo, gli abitanti di Chiuso ricavarono una cappella a destra della navata per collocarvi le spoglie del curato, che già aveva fama di santità. La beatificazione di Don Serafino è avvenuta infatti nel 2011.
ll Museo del Beato Serafino Morazzone, posto di fianco alla neogotica Chiesa di Chiuso dedicata a Maria Assunta, ha sede nell’attigua canonica e accoglie al suo interno cimeli dedicati alla vita del Beato.
Di origine romanica, la chiesa presenta la tipica struttura con una sola navata e facciata a capanna. La ricchezza dell’edificio è racchiusa però al suo interno, dove è conservato un pregevole ciclo di affreschi, risalenti al Quattrocento.
Il soffitto dell’unica navata è a capriate. Il presbiterio ha una volta a botte decorata da un Cristo pantocratore e dai Quattro Dottori della Chiesa. Sulla parete di fondo è raffigurata una Crocifissione ricca di personaggi. Gli affreschi del XV secolo, di scuola lombarda, sono stati attribuiti a Pietro da Cemmo, ai fratelli Baschenis o al Maestro di Nave e mostrano influenze di Foppa e Mantegna. Il ciclo è stato interpretato come riferimento alla Resurrezione dopo la Morte, tema simbolico per la presenza dell’attiguo cimitero. Scesi dall’altare rimangono inoltre, sopra la porta della sagrestia, i resti di un Battesimo di Cristo e di una Natività.
Nel passato la chiesa è stata utilizzata come stalla o come rifugio dalle guardie di confine. Proprio lì vicino, infatti, si trovava la frontiera tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Anche alcuni rimaneggiamenti a fini di culto ne hanno alterato l’aspetto, danneggiando in parte gli stessi affreschi.
Orari : 8.00-17.00 (orario invernale) 8.00-19.00 (orario estivo)
Contatti: 0341.420050; 0341.423380
Sitografia: Lecco Online – Chiesa del Beato Serafino