La storia economica di Lecco ha attraversato tre fasi ben distinte: quella serica, quella siderurgica e quella edilizia. Oggi, invece, sviluppate sono l’attività commerciale e l’industria, in particolare metalmeccanica, siderurgica ed elettrotecnica. Lo sviluppo altomedievale della città spiega la particolare forma urbana, costituita da una serie di quartieri poco distanti specializzati originariamente in settori completamente differenti l’uno dall’altro. I quartieri addetti alla produzione serica con filatoi e filande posti lungo la valle del Gerenzone accolsero numerose industrie del ferro, i quartieri agricoli ai piedi del Resegone, il quartiere dei pescatori (Pescarenico), il quartiere militare (Castello) e il Borgo, luogo del mercato e degli scambi sulla riva del lago.
1. Durante la sua prima fase industriale (Settecento – metà Ottocento) Lecco fu caratterizzata dalla presenza di attività di pesca e numerose filande per la produzione serica. Esse rappresentavano praticamente la totalità delle attività industriali di tutto il lecchese. Dopo la metà del XIX secolo si ha un veloce declino della lavorazione della seta. Rimangono a Lecco alcuni edifici ex filande, poi trasformate ad uso residenziale.
2. Durante la seconda fase industriale (fine Ottocento – metà del Novecento) Lecco diviene una delle prime città industriali d’Italia con il sorgere sul suo territorio di numerose acciaierie e una quantità elevata di industrie utilizzanti il ferro per i più diversi scopi. Molte aree allora periferiche furono urbanizzate con capannoni di grandi dimensioni, colmando gradualmente il territorio della conca tra il lago ed i monti, storicamente insediata in piccoli paesi isolati intorno alla “Lecco murata“.
3.Nella seconda metà del Novecento le crisi delle grandi industrie italiane causarono l’inizio di un rapido processo di smantellamento delle principali acciaierie cittadine, e con esso l’avvento di una terza fase in cui Lecco trova la sua ricchezza nel settore terziario, nel turismo e nell’esplosione dell’edilizia.
Delle antiche e gloriose fabbriche seriche non ne sopravvive neanche una, delle acciaierie sopravvive solo l’Arlenico (di proprietà del gruppo Lucchini Piombino spa); delle altre attività industriali sono sopravvissute alla fine della Seconda Fase poche fabbriche d’eccellenza, testimoni dell’antica identità industriale della città, non completamente sepolta ma ancora all’avanguardia in alcuni settori:
- Icam (lavorazione del cioccolato)
- File Leuci (produzione di lampadine con il marchio Leuci) presente dal 1919 (ormai chiusa)
- Fiocchi Munizioni (produzione di munizioni di piccolo calibro)
- Riello (Produzione di caldaie domestiche)
Una delle più prestigiose industrie lecchesi è stata, dal 1938 al 1992, la Sae (Società anonima elettrificazione); un’azienda leader mondiale nella realizzazione di linee di trasporto ad alta tensione.
In ordine di tempo l’ultima grande industria a chiudere nel 1993 è stata la Antonio Badoni Lecco, leader in Italia nelle costruzioni di locomotive da manovra, di carpenterie metalliche e veicoli speciali per il trasporto.
Ad oggi risultano sul territorio circa 1300 attività industriali con oltre 9000 addetti pari a quasi il 40% della forza lavoro occupata. Risultano occupati complessivamente più di 24000 individui, pari al 51,57% del numero complessivo di abitanti del comune.
Lecco è rinomata anche per la lavorazione artigianale del vimini finalizzata alla produzione di ceste e canestri.
Per quanto riguarda lo scambio economico e commerciale l’Unione europea resta il principale mercato di sbocco del Made in Lecco nel 2017 con il 68,2% di esportazioni così come nei mercati di approvvigionamento (84,4% del totale inclusi i paesi non UE).
La Germania risulta il primo paese sia per l’import che per l’export, seguono la Francia (2º mercato di sbocco e 3º per approvvigionamento) e la Spagna (5º mercato di sbocco e 2º di approvvigionamento).
La somma degli attivi commerciali con Germania, Francia e Stati Uniti, Regno Unito e Spagna rappresenta oltre la metà dell’intero avanzo commerciale lecchese.
Il materiale prevalentemente esportato è provenuto principalmente dal settore metalmeccanico (metalli: 39,4%; macchinari: 14,3% del totale) seguito da quello chimico (9.7% del totale), quello del legname e della carta (7,2%) e, infine quello alimentare (6,5% del totale) in calo rispetto all’anno precedente.